Continuiamo a conoscere i volti nuovi, che sono entrati a far parte della nostra grande famiglia amaranto. Questa settimana abbiamo deciso di fare due chiacchiere con GERARDO CERRATO, un altro gradito ritorno a Montelupo dopo essere cresciuto calcisticamente nel nostro vivaio, a cui è stata affidata la categoria ESORDIENTI II ANNO 2011.
Cosa ti ha fatto scegliere Montelupo?
“Qui ho iniziato a giocare quando ero piccolo a 4 anni e mezzo e quando è arrivata la chiamata del direttore della scuola calcio Mattia Grazzini, che è stato uno dei miei primi allenatori in assoluto quando mi sono approcciato al calcio, che voleva fortemente che io tornassi a Montelupo da allenatore ho accettato immediatamente. Anche perché il progetto che mi ha descritto mi ha subito colpito, così come questa voglia di coinvolgere tutte le persone che sono cresciute all’interno del Montelupo. Mi hanno fatto capire che anche io ne dovevo fare parte”.
Come giudichi il primo impatto con la società e il gruppo che ti è stato affidato?
“L’impatto con la società è stato subito ottimo, sono stati tutti disponibilissimi e super gentili. Anche l’impatto con il gruppo è stato ottimo, i ragazzi sono super rispettosi, ascoltano e si allenano molto bene”.
Qual è l’aspetto più bello nell’allenare bambini di questa età e quale quello più complicato?
“Allenare bambini di quest’età è molto complicato perché basta veramente un minimo errore da parte degli allenatori che potrebbe compromettere a livello psicologico il ragazzo e quindi compromettere anche molto probabilmente il suo avanzamento a livello calcistico. Allo stesso tempo è una delle cose più belle perché vedere un ragazzo riuscire a fare grazie ai miei consigli un gesto tecnico oppure qualsiasi altra cosa riguardante il calcio e non solo, anche quindi sotto l’aspetto relazionale, che fino a poco prima non riusciva a fare, è una delle emozioni più belle che un allenatore può ricevere”.
Quali sono gli obiettivi che ti sei posto per te e la squadra?
“Io sono una percorsa che crede molto nel lavoro e anche nel calcio, come in qualsiasi ambito, c’è bisogno di fare la gavetta partendo dal basso per poi in futuro sperare con il duro lavoro di arrivare ad alti risultati. Stessa cosa vale per la mia squadra, il mio obbiettivo principale è quello di far crescere ogni ragazzo sotto sia dal punto di vista calcistico che comportamentale fuori dal terreno di gioco, in maniera da essere pronti poi quando dovranno affrontare sfide calcistiche e non in futuro. Dopodiché i risultati arrivano di conseguenza al duro lavoro”.
In cosa ti ha sorpreso finora il tuo gruppo?
“Quello che mi ha sorpreso fino ad ora è l’impostazione molto bella che gli è stata data dagli allenatori precedenti, il rispetto e l’educazione. Anche se per la verità mi ha sorpreso fino a un certo punto perché all’interno della società sono presenti allenatori e staff molto preparati e quindi non avevo dubbi di trovare dei ragazzi così!”.
Racconta un po’ le tue precedenti esperienze…
“Le mie esperienze passate non sono tantissime, anzi. Il tutto nasce facendo l’allenatore per qualche anno ad una squadra di amici ad un campionato amatoriale. Dopodiché la cosa mi ha appassionato e preso talmente tanto da farmi iniziare a studiare per quanto riguarda tutto questo ambito. Ho iniziato prendendo la qualifica di Match Analyst perché credo fortemente in quello che dice uno dei miei allenatori preferiti e cioè che un bravo allenatore è un bravo analista e viceversa. Dopodiché ho effettuato lo stage presso l’associazione italiana analisti di performance calcistica eseguendo report sulle squadre professionistiche poi pubblicati sul loro sito. L’anno scorso ho intrapreso la prima esperienza da allenatore vero e proprio iniziando dalle categorie Piccoli Amici e Primi Calci, iniziando la mia esperienza dalle basi del calcio perché come dicevo in precedenza credo molto nella gavetta”.