Torniamo a tuffarci nella nostra Scuola Calcio. E per farlo questa settimana abbiamo deciso di conoscere più da vicino il gruppo dei PRIMI CALCI 2017. Scambiando quattro chiacchiere con l’istruttore EDOARDO VAGLINI, abbiamo cercato di capire come si lavorare con bimbi di questa età, quali sono le maggiori soddisfazioni che regalano e quali gli obiettivi che bisogna porsi.
A Marzo inoltrato, facciamo un primo bilancio della stagione…
«Momentaneamente posso dirti che stiamo facendo un vero e proprio capolavoro con questi ragazzi, sempre tutti presenti agli allenamenti e alle partite con grande entusiasmo, voglia e gioia. E per noi questa è la più grande vittoria».
Ora facciamo un passo indietro, dove trovi ogni anno gli stimoli per cominciare un’altra stagione?
«Essendo un ragazzo che ha sempre avuto grande passione per questo sport, lo stimolo più grande lo trovo proprio nel trasmettere questa mia grande passione ai giovani atleti che si approcciano a questa disciplina, cercando di insegnargli tutto quello che ho imparato io durante i miei anni da calciatore e sperando di dare loro lo stimolo di andare avanti e approfondire sempre di più la meraviglia di questo gioco».
In proporzione con gruppi di bambini così piccoli è più la fatica nel gestirli o sono maggiori le soddisfazioni?
«Gestire un gruppo di piccoli atleti è tutt’altro che semplice, la parte più complicata è riuscire a fargli mantenere la concentrazione alta. Fortunatamente però è di gran lunga maggiore la soddisfazione che questi ragazzi ci danno».
Indica tre caratteristiche che di certo non mancano al tuo gruppo?
«Passione, divertimento e una piccola dose di sana Follia».
Com’è il rapporto con i genitori?
«Mi ritengo molto fortunato, con il gruppo di genitori ho un bellissimo rapporto con tutti. La figura genitoriale è spesso complicata da gestire nel mondo del pallone, ma fortunatamente non è il mio caso».
A sette/otto anni quali sono gli aspetti che si curano di più?
«A questa età si imparano i fondamentali del gioco del calcio cercando sempre di unire la parte ludica a quella sportiva, ma il lavoro più grande per quanto mi riguarda va fatto sul bambino in sé, bisogna insegnargli come comportarsi in campo, ma sopratutto come stare in gruppo con altri bambini e avversari».
C’è un aneddoto da raccontare in cui i bimbi magari ti hanno sorpreso facendo qualcosa che non ti aspettavi?
«La prima volta che ho visto i ragazzi aiutarsi a vicenda senza che io dicessi niente in un momento di difficoltà durante una partita è sicuramente stato motivo di orgoglio. Vuol dire che il messaggio che ho sempre cercato di mandare è stato ben recepito dai piccoli».
Oltre naturalmente alle squadre di cui sono magari tifosi, c’è passione anche per la prima squadra amaranto?
«Tra i nostri piccoli abbiamo il figlio di mister ANDREA LUCCHESI, che ogni domenica con grande entusiasmo si porta con sé tutta la combriccola a vedere le partite della prima squadra, c’é grande passione e soprattutto tanta ambizione da parte dei nostri piccoli di arrivare a giocare nella prima squadra del loro paese».
Raccontaci più o meno una seduta di allenamento…
«I piccoli arrivano al campo e da soli partono sempre con un mondialito o una partitella libera per sfogare tutta la giornata scolastica appena trascorsa, qualche minuto di chiacchiera e risate, poi via con una piccola parte di attivazione motoria, attività ludiche finalizzate all’apprendimento dei fondamentali di questo sport e per ultimo non può mai mancare il big-match finale».
Obiettivo da qui alla fine della stagione?
«Quello di migliorare e di crescere prima come persone poi come calciatori, nel percorso crescita chiaramente oltre ai piccoli mi ci metto anche io, si può sempre migliorare da entrambe le parti sia in un campo da calcio che su una panchina».
AVANTI AMARANTO!